Un decalogo per il corretto uso degli antibiotici


17 Ottobre 2020

Il nuovo “Decalogo per il corretto uso degli antibiotici e per il contenimento delle resistenze batteriche in Italia”, il primo documento del suo genere in Italia, è stato realizzato dal gruppo GISA (Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica) ed è stato presentato presso l´Auditorium del Ministero della Salute, a Roma, alla presenza di esperti e rappresentanti istituzionali, dell´OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), dell´ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) e della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l´alimentazione e l´agricoltura).

Il decalogo promuove azioni dirette alla prevenzione primaria e secondaria delle infezioni, ad esempio attraverso il ricorso a vaccini e profilassi antibiotica, azioni di “infection control” dirette al controllo della diffusione della resistenza antimicrobica e azioni dirette al contenimento dell´uso degli antibiotici negli animali (approccio One-Health) e al loro buon uso nell´uomo (antimicrobial stewardship).

Il Gruppo Italiano per la stewardship antibicrobica che ha dato vita al progetto è una società scientifica multidisciplinare che si pone come sintesi tra le attività già in essere da parte di altre società scientifiche e i gruppi di lavoro, promuovendo azioni di tutoraggio ed educazione e lo sviluppo di raccomandazioni e linee-guida rivolte a specifici settori specialistici.

Contenere le resistenze batteriche
L´obiettivo di limitare la diffusione delle resistenze batteriche, alla base del grave problema della multiresistenza agli antibiotici (AMR) vede impegnate in un fronte unico di azione le autorità sanitarie nazionali e internazionali a livello globale. Il Decalogo s´inserisce in tale strategia d´azione, fornendo indicazioni per la governance complessiva delle infezioni multi-resistenti. L´approccio prescelto è quello denominato One Health, che le autorità italiane ed europee hanno recentemente approvato quale strategia globale che permette di gestire in modo interconnesso la tutela della salute umana, animale e ambientale.

“Bisogna partire dalla causa principale del fenomeno dell´antibiotico-resistenza, ossia l´uso inappropriato di antibiotici spesso dovuto anche alle cure-fai-da-te. D´altro lato nei pazienti più a rischio si dovrebbe ricorrere alla terapia antibiotica più appropriata, adottata nel minor tempo possibile, per ottimizzare l´impatto terapeutico, limitando l´insorgenza di resistenze”, ha commentato il presidente del G.I.S.A. e direttore dell´Unità operativa di Malattie infettive dell´Azienda ospedaliera universitaria pisana, Francesco Menichetti.

Una maggiore sensibilizzazione di tecnici e istituzioni è uno dei punti cardine del Decalogo, indispensabile affinché venga data la dovuta attenzione al problema e la conseguente allocazione di risorse. A ciò si affianca, per Menichetti, la sensibilizzazione dell´opinione pubblica, che deve essere informata in modo corretto sulla pericolosità di pratiche come l´autoprescrizione e l´automedicazione, o la durata del ciclo terapeutico affidata al libero arbitrio. “Sta ai medici, ovviamente, saper valutare caso per caso l´opportunità e l´utilità di ricorrere a questi farmaci. Ricordiamo che gli antibiotici sono dei veri e propri baluardi salva-vita e che la loro efficacia può essere compromessa da un uso inappropriato, che non produce benefici ma induce solo resistenze”, ha sottolineato il presidente del GISA.

Antibiotico resistenza e approccio one health
In Europa ogni anno si registrano 4 milioni di infezioni da germi antibiotico-resistenti che provocano più di 37 mila morti. In Italia il livello di antibiotico-resistenza si colloca fra i più elevati in Europa con una percentuale annuale di pazienti infetti fra il 7 e il 10% (dati ISS-Istituto Superiore di Sanità). Le infezioni contratte in ospedale colpiscono circa 300 mila pazienti, con una mortalità compresa tra quattromilacinquecento e 7 mila casi.

Le prospettive per il futuro sono tutt´altro che rosee: le infezioni batteriche da germi multiresistenti sono attese superare i tumori in quanto numero di decessi, con una cifra che dovrebbe attestarsi attorno a 10 milioni di morti nel 2050. All´impatto in termini di vite umane corrispondono i costi di gestione dei pazienti, tra ricoveri, terapie ospedaliere e domiciliari, assistenza e perdite di giornate lavorative; costi che si fanno sempre più difficilmente gestibili da parte dei sistemi sanitari dei diversi paesi.

La multiresistenza antibiotica, inoltre, è un problema che trova radici in ambito zootecnico, dove gli antibiotici sono tradizionalmente ed ampiamente utilizzati per controllare le malattie infettive all´interno degli allevamenti intensivi, per garantire livelli adeguati di benessere animale e di qualità nelle produzioni alimentari di origine animale. “Ma questo, come ben sappiamo, incide anche sull´uomo e di conseguenza sulla salute pubblica. – ha aggiunto Menichetti – La legislazione europea è molto restrittiva, ma non è così però a livello mondiale. Per questo è necessaria un´azione condivisa. Oggi la presenza delle istituzioni, ma anche dei rappresentanti dell´OCSE, dell´ECDC e della FAO va proprio nella direzione di promuovere azioni che siano congiunte, in un´ottica di approccio globale”.

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