Medico positivo al Covid dopo il vaccino


4 Gennaio 2021

INFETTIVOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 03/01/2021 20:16

Locatelli: mantenere le precauzioni anche dopo la somministrazione. Efficacia due settimane dopo la seconda dose

Un medico dell’ospedale Umberto I di Siracusa è risultato positivo al Covid19 dopo essersi sottoposto al vaccino. Nei giorni scorsi, si era recato, insieme ad un primo gruppo di persone facenti parte del personale sanitario di Siracusa, a Palermo per la somministrazione delle dosi di vaccino.
Le autorità sanitarie locali sono al lavoro per verificare se il medico, prima di mettersi in viaggio, avesse contratto il virus e se fosse stato di recente sottoposto al tampone, magari asintomatico. Le attenzioni sono adesso per le persone entrate in contatto con lui, tra cui quelli che erano insieme a lui a bordo del pullman per la trasferta a Palermo, e gli altri che ha incontrato nel corso delle procedure per le vaccinazione.

Vi assicuro che prima di fare il vaccino avevo eseguito più di un tampone ma il virus molto probabilmente era ancora in incubazione”, afferma il medico, la dottoressa Antonella Franco, primario del reparto di Infettivologia dell’ospedale Umberto I di Siracusa. “Sono risultata positiva al Covid ma rifarei il vaccino – spiega – e farò il richiamo che rappresenta l’unica grande opportunità che abbiamo per vincere questa battaglia”.

“Se non l’avessi fatto – dice Franco – il virus indisturbato mi avrebbe arrecato magari un danno irreversibile. Proprio il vaccino, che produce una proteina spike che aiuta a formare gli anticorpi anticoronavirus e blocca la progressione virulenta del virus, contribuirà a bloccare la replicazione virale e a contenere gli effetti patogeni del virus”. La notizia potrebbe suscitare preoccupazioni e timori riguardo all’efficacia del vaccino. Ma il presidente dell’Istituto superiore di sanità Franco Locatelli (nella foto), rassicura ricordando che la protezione immunitaria dall’infezione è completa solo dopo la somministrazione della seconda dose. A chi si chiede il perché dell’insorgere della malattia nonostante la prima dose fosse stata somministrata diversi giorni prima, Locatelli spiega che l’immunizzazione avviene solamente dopo la seconda dose. “Negli articoli scientifici – osserva il dottor Locatelli – è chiaramente riportato che anche negli studi clinici si sono infettate persone dopo la prima dose proprio perché la risposta immunitaria non è ancora completamente protettiva. E lo diventa soltanto dopo la seconda dose”.

Proprio per evitare ricadute prima della somministrazione della seconda dose di vaccino, sottolinea il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, è necessario continuare a mantenere lo stesso stile di vita avuto nei mesi e nelle settimane precedenti. Una semplice distrazione, infatti, potrebbe compromettere tutto il “lavoro” fatto in precedenza. “Questa- ha continuato il dottor Locatelli nel suo commento – è una delle ragioni per non abbandonare comportamenti responsabili dopo essere stati vaccinati”.

Gli fa eco Franco Burioni: “Nessun vaccino può proteggere prima di 12-14 giorni. È proprio impossibile. Queste sono non-notizie che generano solo confusione in un momento cruciale per la salvezza del nostro Paese”. “La persona in questione, probabilmente, era positiva già prima di fare il vaccino. Stava già incubando la malattia. Bisogna spiegare bene alla gente quanto tempo serve a sviluppare le difese e da quando si è protette: ovvero dopo la seconda dose”, spiega all’AGI l’infettivologo, Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.

Le vaccinazioni in Italia
Finora sono state somministrate 84.730 dosi di vaccino anti-Covid in Italia, stando agli ultimi dati aggiornati del ministero della Salute. Le dosi finora disponibili su tutto il territorio nazionale sono poco meno di 470mila. La Regione in cui sono state vaccinate più persone è il Lazio, con oltre 17mila dosi somministrate, seguito a gran distanza da Veneto e Piemonte (poco sopra la prima e poco sotto la seconda a 10mila vaccinazioni). Per quanto riguarda le percentuali di dosi somministrate sul totale di quelle disponibili, ad averne fatte di più – in percentuale – sono la provincia di Trento, il Lazio e il Veneto.

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